Blog di discussione su enogastronomia per chi, come la Confraternita delle Franche Forchette, è sempre alla ricerca della sublimazione della tavola in tutte le sue declinazioni: cucina, vino e sala.



mercoledì 10 maggio 2017

Agape di Aprile: Ristorante Aqua Crua, Barbarano Vicentino (VI)



Agape di Aprile: coup de coeur.

Un colpo di fulmine. Non è stata la prima volta, e probabilmente non sarà l'ultima, ma di sicuro non accade spesso. 

 

Onore quindi alla nostra coppia di cucina, che seleziona i locali, li prova per noi in anteprima e costruisce i menu e gli abbinamenti. Onore più grande però, a chi quei piatti li ha cucinati, a chi ha assemblato la cantina e anche alla sala, che ha contribuito a questa magnifica esperienza. 

E' anche vero che Giuliano Baldessari non è il classico Carneade: una carriera che ha visto tappe significative come  Aimo e Nadia,  Marc Veyrat e  Massimiliano Alajmo poteva far presagire un'esperienza di alto livello, ma qui siamo andati oltre.







Partiamo con il racconto dall'inizio: una fresca serata primaverile ci accoglie alla partenza da Bologna, gli auspici non sono dei migliori, con il nostro pulmino subito bloccato dal traffico della tangenziale per quasi un'ora. Fortunatamente la lungimiranza del Gran Maestro, avendo predisposto la partenza ben prima del necessario, ci farà comunque arrivare in perfetto orario, con un viaggio tutto sommato più comodo del previsto.



Trespolo di benvenuto
Si brinda subito alla nostra, e alla memoria di chi non siede più a tavola con noi, con uno champagne bello affilato, il Brut Nature di Christophe Mignon. Divertente e buonissimo il trespolo aperitivo con un hamburger vegetale, una finta bresaola e un Rocher con cuore di curry (da standing ovation). 

Rigatone con ragu di coniglio

Ancora bontà e divertissement con un secondo amuse bouche: un falso rigatone (di sedano rapa) con ragu di coniglio.
Mentre nei calici ci arriva un voluttuoso Chenin blanc, il Savennieres Roche aux Moines 2010, il menu vero e proprio si apre con l'illusione: Mozzarella di bufala riempita con acqua di pomodoro e capperi.


L'illusione

L'essenza della tradizione mediterranea in un boccone sorprendente: peccato solo che la grassezza dello Chenin si erga a protagonista mascherando in parte la deliziosa vena acida del piatto.
Si prosegue con il Tamarindo, un trancio di centrofolo (pesce conosciuto anche come Mupa) con intriganti note speziate di tamarindo e liquirizia. Insiste sulla Loira il Maestro d'Anfora, con lo Chenin più blasonato: Clos de la Coulée de Serrant 2009, e questa volta sono fuochi d'artificio.




Il Tamarindo





Le scelte della coppia di cucina hanno messo a dura prova la capacità della sala: ad ogni piatto del menu è stato abbinato un vino diverso, e in un tavolo imperiale con 10 persone sarebbe stato veniale qualche piccolo ritardo nella sostituzione dei calici, nel timing della sequenza vino-piatto o nel cambio delle posate: ed invece, per tutta la durata della lunga cena, nemmeno una piccola defaillance. 
Il servizio, sempre presente e sorridente, ha funzionato come un meccanismo perfettamente oliato e rodato. Grazie ancora ragazzi.
Proseguiamo con il piatto che forse ha ricevuto più consensi: Lo spaghetto.


Lo spaghetto

Spaghetto Mancini, di consistenza esemplare, con Kefir e alghe. Ecco, di questo ne vorremmo una porzione come quella che si mangia Alberto Sordi nella celeberrima scena di "Un Americano a Roma". Tanto buono anche il vino in abbinamento, un moscato di Alessandria con una macerazione non troppo spinta, che mantiene un fantastico naso varietale e speziato ed una bocca freschissima: Cuvée Alexandria 2015 del Domaine Matassa (Cote Catalanes).
E poi il Risotto: con plancton e artemisia, dalle fresche note di zenzero. Va da sè che la golosità ha avuto il sopravvento e la fotografia di questo piatto è passata allegramente in secondo piano! 
Anche sul risotto la scelta del Maestro d'Anfora si mantiene Oltralpe, con il Jurancon sec Mantoulan blanc 2011, un ottimo Petit Manseng di Clos Lapeyre.
A seguire un superbo Agnello, dalla cottura millimetrica, con spuma di patate al levistico.


L'Agnello

Il riflesso degli archetti che dipingono di rosso il fondo del calice sono quelli dell'ottimo Dolcetto San Fereolo 2007. Forse il miglior rappresentante della sua denominazione.
Dopo l'agnello ci concediamo una pausa rinfrescante (considerando che nel menu stabilito dal Gran Credenziere ci aspettano ancora due dessert) con un piacevolissimo sorbetto al frutto della passione con curcuma e zenzero.


Sorbetto curcuma e zenzero

Finito il sorbetto, nei calici ci arriva un sorprendente Moscato Cà d'Gal Vigna Vecchia 2007, incredibilmente giovane, con una vivace carbonica a sostenere una affascinante complessità. Bellissima bottiglia che dimostra come anche le vigne di moscato d'Asti, se ben lavorate, possono dare vini dalla longevità sorprendente.


Crema carbonizzata

Il primo dei dessert é una Crema carbonizzata (ovvero con carbone vegetale): piatto intellettuale, intrigante, che ha diviso i giudizi del tavolo tra entusiastici e sufficienti. Dolce che non fa della golosità il suo punto di forza, ma ti trascina in un percorso in cui si susseguono note acide, dolci, amare, aromatiche... Ottimo preambolo al secondo dessert, un superbo e vaporoso Soufflé.


Il Soufflé
Dulcis in fundo, una sorpresa dalla cucina: una fenomenale Colomba appena sfornata, ancora calda e di una sofficità imbarazzante, ottima scusa per stappare un'altra bottiglia di Moscato 2007.


La Colomba

Ca va sans dire che questo susseguirsi di emozioni durante tutta la serata non poteva che concludersi con il nostro massimo ringraziamento tributato a tutti gli artefici di questa magnifica cena: Gran Clangor quindi a Giuliano Baldessari e a tutto il personale dell'Aqua Crua, un ristorante che, come si suol dire, gioca in un altro campionato. 
Ma soprattutto, un ristorante che da oggi si è ritagliato un pezzettino del nostro cuore.





Aqua Crua
Piazza Calcalusso, 11 
36021 Barbarano Vicentino (VI)
Tel. 0444 776096














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